lunedì 28 febbraio 2011

Micropropagazione Vitis Vinifera

Ciao ragazzi, oggi vi propongo un interessante spunto per iniziare a micropropagare la cv. Vitis Vinifera. Lo faccio per rispondere alle domande di un amico che vive dall'altra parte del mondo, nella Repubblica Dominicana, il quale mi ha contattato per avere dei chiarimenti su come micropropagare questa pianta. Questo è solo il primo di una serie di approfondimenti sulla micropropagazione della vite. Buona lettura ed un saluto a Mauricio.

Esistono molte evidenze sperimentali che dimostrano come le colture  in vitro stiano  acquisendo una larga importanza nella pratica vitivinicola, in particolare per quegli aspetti  che riguardano la produzione e conservazione dei vitigni in sanità (esenti da virosi e  fitoplasmi), la produzione rapida  in vitro delle piante madri, sia portinnesti che varietà, la  manipolazione genetica non invasiva e l’ingegneria genetica che introduce DNA  ricombinante. Due sono le modalità che vengono oggi applicate alla propagazione  in vitro dei vitigni: la  moltiplicazione per meristemi preformati e la moltiplicazione per rigenerazione avventizia. La rigenerazione avventizia presenta un elevato rischio di indurre variazioni somaclonali, che  alterano l’omogeneità genetica del materiale e, di conseguenza, la corrispondenza alla  varietà. 

I primi metodi di propagazione rapida dei  cloni di vite sono stati proposti già molti anni fa (Barlass  et al., 1978, Cossio, 1981). La  selezione clonale per l’ottenimento di materiali virus esenti, con metodi tradizionali (taleaggio  ed innesto), porta spesso ad ottenere solo pochissimi individui (a volte un solo esemplare)  da utilizzare come fonte di materiale di propagazione e questo, spesso, non permette di  soddisfare in breve tempo la richiesta del  mercato, specialmente di aree tipiche. Di  conseguenza, lo sviluppo della propagazione in vitro viene considerato una tecnica avanzata  e innovativa per produrre in grande quantità piante madri da vivai di  elite. Deve essere  evidenziato, inoltre, che tali materiali posseggono un alto potenziale di produzione di talee ed  un più pronunziato potere di radicazione delle talee stesse; ciò appare altamente  vantaggioso per quei portinnesti che presentano una minore capacità moltiplicativa.  Inoltre, gli espianti propagati in laboratorio sono stati conservati a basse temperature  confrontando due diversi metodi: la crescita rallentata in frigorifero (5°C) e la tecnica del  congelamento in azoto liquido o crioconservazione (Benelli et al., 2003; Wang et al., 2001). I  cloni utilizzati, giudicati particolarmente interessanti nella viticoltura  e provenienti da  cultivar locali, sono stati: l’Aleatico, il Bellone, il Cesanese d’Affile, il Procanico, il Trebbiano  Verde e l’Ottonese.

Propagazione
Sono state utilizzate, come espianti iniziali, gemme ascellari di vite (Vitis vinifera L.) delle cv  Aleatico, Bellone, Cesanese d’Affile, Procanico, Trebbiano Verde e Ottonese  prelevate da  tralci di piante coltivate in pieno campo.  Gli agenti sterilizzanti utilizzati sono stati alcool al 70%, NaOCl 0.8% (Cloro attivo) e Na  mertiolato (C9H9HgNaO2S) 0.05% (Tab. 1). Le prove sono state condotte variando il tempo di  esposizione degli espianti agli agenti sterilizzanti (15, 20, 25 minuti).


Sono stati provati diversi terreni per ogni fase della propagazione (Tab 2). 

Le gemme prelevate in ambiente asettico sono state poste sui terreni di coltura descritti in  tabella ed allevate in camera di vegetazione con un fotoperiodo di 16 ore, temperatura di  24±1°C ed intensità luminosa di 37.5 μE m(3000 lux).  I nuovi germogli, raggiunta la grandezza di 1 o 2 cm, sono stati trasferiti anch’essi sui substrati  descritti, utilizzando due diverse metodologie di propagazione: per gemme ascellari e per  micro-taleaggio dei germogli (Singh et al. 2004).

Per la radicazione delle piantine propagate per gemme ascellari sono stati confrontati due terreni:

• macroelementi, microelementi e vitamine secondo MS (Murashige e Skoog, 1962);
saccarosio 2 %; IBA 1 mg/L

• macroelementi, microelementi e vitamine secondo QL (Quoirin et al., 1977); saccarosio 2
%; IBA 1 mg/L

 Per quanto riguarda le piantine propagate per micro-taleaggio, invece, non è stato  necessario utilizzare un terreno diverso per la radicazione in quanto questa si verificava già  nel mezzo di coltura.

domenica 27 febbraio 2011

Come seminare la patata

Ecco alcune importanti info per iniziare a seminare le nostre patate e successivamente effettuare gli espianti per poi micropropagarli.

Semina e messa a dimora: le patate dette da seme devono avere un diametro tra i quattro e gli otto centimetri, ed un peso intorno ai cinquanta grammi ognuna. Le patate più grosse si possono tagliare per ricavarne dei pezzi provvisti ognuno di almeno due gemme. Conviene compiere questa operazione alcuni giorni prima della semina perché le ferite abbiano il tempo di cicatrizzarsi. Sul terreno ben lavorato, si tracciano dei solchi ad una distanza sulle file di cinquanta-sessanta centimetri. I tuberi vengono distribuiti ad una distanza di venticinque-trenta centimetri e ricoperti di terra sciolta per uno spessore di tre-sette centimetri. Si può ricorrere alla pregermogliazione mettendo a dimora tuberi con germogli già sviluppati. Prima della semina si deve effettuare un'accurato spietramento per evitare che le nuove patate crescano deformi.

Cure colturali: il terreno deve esser tenuto ben areato e fresco con sarchiature, diserbo e rincalzature.
Concimazioni: le concimazioni, prevalentemente potassiche, devono essere effettuate quando la pianta ha raggiunto i dieci centimetri.

Irrigazioni: sono molto importanti, soprattutto nei momenti di carenza idrica, sono da evitare i ristagni d'acqua.

Avversità: tra i parassiti che attaccano la patata i più importanti sono: la dorifora decemlineata che è un coleottero che si nutre delle foglie della pianta sia come larva che come insetto. Si combatte con prodotti a base di arsenico. Il grillotalpa che agisce di notte da metà marzo a metà ottobre e si combatte con esche avvelenate. Il maggiolino allo stato larvale.Le malattie da virus possono provocare ingiallimento e nanismo. Ricordiamo il virus 14 che provoca l'accartocciamento delle foglie. Fra le crittogame ricordiamo la peronospora che colpisce foglie e tuberi provocando annerimento e la morte, si previene con irrorazioni a base di solfato di rame.

- Il mal bianco del pedale attacca ogni parte della pianta provocando l'imbrunimento e la morte.
- Il marciume secco provocato da verticillum e fusarium che attaccano la patata formando cavità che anneriscono e provocano l'essiccamento della pianta.

giovedì 24 febbraio 2011

Alcool denaturato

L'alcool denaturato, è un alcool destinato alla vendita per essere utilizzato in esenzione d'accisa. L'alcool denaturato è reso inadatto per uso alimentare e farmaceutico industriale mediante l'aggiunta di sostanze denaturanti. I denaturanti sono sostanze che vengono aggiunte generalmente ai prodotti cosmetici contenenti alcool etilico per renderli di gusto sgradevole. Le principali Leggi che regolano la produzione e vendita dell'alcool denaturato sono: n. 524 del 26-09-1995 art. 27 comma 3, n. 524 del 9-7-1966 modificato con il Regolamento CE n.2205/2004 pubblicato sulla G.U. Europea 374/42 del 22-12-2004. Gli alcoli denaturati sono designati con denominazione INCI “ Alcohol Denat.” . L'Alcohol Denat. è alcool etilico denaturato con uno o più agenti denaturati conformemente alla legislazione nazionale in vigore in ciascuno Stato dell'Unione Europea.

Caratteristiche e composizione del denaturante generale dell'alcool etilico

(da Circolare n.19/D Agenzia delle Dogane, 9 maggio 2005)


Il regolamento, relativo all'Italia; n.3199/93 CE del 22/11/1992, modificato dal regolamento 2546/95 del 30/10/1995, e dal regolamento n. 2559/98 del 17/11/1998, prevede quanto segue: l'alcool etilico da sottoporre alla denaturazione deve possedere un tenore effettivo di alcool etilico non inferiore a 83% in volume ed un titolo misurato all'alcolometro CE, non inferiore a 90% in volume.

Composizione denaturante generale dell'alcool etilico:
 per ettolitro aggiungere:

a-Tiofene: 125 grammi.
b-Denatonium benzoato: 0,8 grammi.
c-Soluzione al 25% p/p di C.I. Reactive Red 24 (colorante rosso): 3 grammi.
d-Metilchetone 2 litri.

Al fine di garantire la completa solubilizzazione di tutti i componenti, la miscela denaturante deve essere preparata in alcole etilico di gradazione inferiore a 96% in volume misurato all'alcolometro CE. La funzione vera e propria del denaturante è svolto dalle sostanze indicate ai punti a, b e c. Infatti il Tiofene ed il Denatunium benzoato alterano le caratteristiche organolettiche del prodotto rendendone impossibile l'ingestione, mentre il metilchetone, avendo un punto di ebollizione (79,6°C) prossimo a quello dell'alcool etilico (78,9°C) risulta di difficile eliminazione se con tecniche antieconomiche e questo agevola i controlli da parte dell'amministrazione finanziaria volta ad individuare eventuali usi distorti. Il C.I. Reactive Red 24 ha la funzione di conferire al prodotto la caratteristica colorazione rosa.

mercoledì 23 febbraio 2011

Fornello ad Alcool


Ciao a tutti! Dopo qualche giorno di assenza sono tornato, anche se a dirla tutta la responsabilità della  mia assenza non è tutta mia.Vi spiego: come vi avevo accennato nei post precedenti, qualche settimana fa prenotai su Ebay due fornellini ad alcoll necessari per fiammare gli strumenti sotto cappa. I fornelli, per motivi a me ignoti, costavano meno se ordinati in Inghilterra piuttosto che in Italia, ecco quindi spiegata una parte del ritardo. Il problema è stato quando sono arrivato ad aprire il pacco... al posto dei fornelli mi sono ritrovato davanti due contenitori di fiammiferi della NATO!!! Così ho dovuto rimettermi i contatto con il tipo dei fornelli e fargli presente che aveva sbagliato ad inviarmi l'oggetto... Ecco spiegato il motivo della mia assenza!! Nel video vederete come si presenta un fornellino ad alcoll e come accenderlo. Mi raccomando usate solo alcoll meglio se denaturato ed al 94%.
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